Balbianello
Martedì 25 Agosto 2020
Balbianello
Bella, incontestabilmente bella la villa del Balbianello. Ma di che bello parliamo?
Un bello relativo, naturalmente, dato che, quello assoluto, ovviamente, non esiste. Il confronto è da fare con qualcuna delle poche ville visitabili dalle persone comuni, tra le molte affacciate sul medesimo lago. Tutte loro sono lì ad esibire la potenza, a mostrare le intenzioni dei rispettivi committenti, il gusto degli architetti ingaggiati, la capacità tecnica degli ingegneri incaricati. Senza considerazione, forse anche nel disprezzo, per coloro che, produttori materiali della ricchezza necessaria, da questa venivano espropriati.
E', questa, bellissima o solamente più bella, meno bella della villa Monastero di Varenna che dal Balbianello non si scorge perché è distesa lungo la costa là in fondo e si confonde con il resto dell'abitato? Non vi è reciprocità: la penisola dove è posto il Balbianello, invece, si individua chiaramente, anzi taluni accorgimenti architettonici realizzati a villa Monastero, probabilmente, furono escogitati proprio per condurre lo sguardo da quella a questa villa.
Del resto è la medesima conformazione della gobba boscosa che si inserisce nel ramo di lago che si allunga da Como a far sì che dalla vetta del monte San Primo, la maggiore tra quelle del Triangolo Lariano, l'aggregato di costruzioni che costituiscono la villa Balbianello si trovi subito, al primo sguardo verso il basso. Si capisce che in origine deve essere stato un convento. I campanili della chiesa ci sono ancora. Poi, col tempo, furono aggiunti altri corpi di fabbrica, padiglioni, terrazzi, decorazioni. Più sobria, vasta ed elegante è villa Monastero, capolavoro dei coniugi Marco e Rosa De Marchi. Scenografica, aerea e leggera, villa Balbianello conserva l'impronta del cardinale, che, ben prima dell'avvento di Guido Monzino, vi intratteneva le sue amanti.
Costosa, questa gita. Quindici euro per l'ingresso di chi non sia iscritto al FAI, sono tantissimi ancora di più perché il luogo approntato a giardino non è ampio, la villa in sé, è piccolina, fatta di pochi edifici e alcuni terrazzi ricavati, immagino con immensa fatica di chi ci ha lavorato, sulla punta del promontorio. Guardi la biblioteca, che ha tre lati le cui finestre sono aperte sul lago; guardi anche due salottini che hanno i cordoni per non farti avanzare più di tanto. Una signora dell'organizzazione - che esibisce tanto di cartellino col nome proprio e il logo del FAI appeso alla giacca - regola l'afflusso: non più di tre persone salvo gli aggregati che si definiscano una famiglia. Per la verità la norma con la quale il Governo intende contrastare gli assembramenti dove facile è il contagio, parla di 'congiunti' che è un'altra cosa. Guardiamo anche il grande salone, che è al secondo piano e vi si accede con una scala a chiocciola. Nessuna finestra, qui, solo luce artificiale. Forse chi l'ha progettato ha pensato di estraniarlo dall'ambiente lacustre che è d'intorno. Giusto. Altri tempi, altri mondi vi sono evocati. Qui sono alcuni dei trofei di Guido Monzino, l'ultimo proprietario privato della villa, esploratore famoso, lodato, celebrato ai suoi tempi in tutta la nazione e, qui, anche adesso. Siamo saliti sù tutti quanti siamo della nostra compagnia, in sette, e all'addetto alla moderazione degli ingressi diciamo che apparteniamo tutti ad una grande famiglia. Quello non si è formalizzato più di tanto ma ci ha avvertito dei pochi minuti di tempo concesso. Poco, pochissimo. Tanto poco quanta vasta e interessante è l'esposizione. Gentile e cordiale, l'addetto, ci viene a chiamare dopo cinque o sei minuti che è disperatamente poco.
Usciamo ma non c'è una lunga coda di gente in attesa di sostituirci: giusto tre o quattro persone. Questo impedimento di fatto alla fruizione piena di quanto offerto dalla villa rende anche più caro il costo dell'ingresso; e dà anche la sensazione di non avere ottenuto tutto quanto comprato.
Carissimo, a ben considerare, anche il prezzo pagato per un passaggio su di un piccolo naviglio che dal parcheggio di Lenno ci ha portati alla villa aggirando un tratto del promontorio. Sei euro a testa per cinque minuti di navigazione. Tuttavia dei 42 che paghiamo, il barcaiolo ce ne restituisce sette. Per il caffè, dice. Per appoggiare il mezzo alla riva deve attendere che si scosti un motoscafo. Più belli sono i natanti più belle sono le ragazze a bordo, osserva. Scendiamo subito, né ad alcuno salta in mente di utilizzare lo stesso paragone con il caso nostro.
Pochi gradini più in alto c'è l'addetto con la lista delle prenotazioni. Pensavamo di essere in ritardo, anche per questo siamo arrivati qui dal lago, ritenendo di fare prima, invece che attraversando il parco. Invece no, giunti là ci si muove da soli. Non vi è guida alcuna ad attenderci.
Lo stesso signore che ci accoglie ci consegna un pieghevole informativo che purtroppo, avverte, non è aggiornato: la posizione del ristoro da poco aperto non è indicata. Chissà come sarà caro, dico io, vista la collocazione. Eh sì, risponde lui, è caro ma il caffè - marca Illy, tiene a precisare! - costa un solo euro come nei posti normali.
Posta in posizione più elevata rispetto agli altri edifici della villa, vasta sia nel locale interno che sulla terrazza, protesa sul giardino e sul lago, la caffetteria propone, su uno schermo televisivo, davanti a poche sedie ben distanziate, un filmato su Guido Monzino.
Figlio di ricchi molto ricchi, perché padroni della catena di magazzini Standa, poco interessato alla scuola, piuttosto indifferente all'attività della famiglia, già uomo fatto, rivolge il suo tempo e il suo impegno alla montagna. Con le guide di Courmayeur sale, tra l'altro, sul Cervino e percorre la Grandes Murailles che collega quella vetta al monte Rosa. Si rivolge, poi, all'Africa scalando tutte le montagne importanti del continente. Le successive spedizioni polari ne mettono alla prova le capacità organizzative e la tempra fisica e morale sue e degli altri partecipanti. Ne esce celebre ma spossato, vorrebbe cambiare genere di vita dopo un'escursione nel grande Nord molto impegnativa. Sono già due decenni che percorre i luoghi tra i più impervi del pianeta. Tuttavia viene quasi obbligato dallo Stato maggiore dell'esercito italiano ad accettare di guidare una spedizione che ha come obiettivo la vetta dell'Everest. Si tratta di un'impresa in grande stile, con a disposizione una profusione di persone e mezzi, la prima che non avrebbe finanziato lui stesso coi propri soldi. Nel filmato si afferma che l'intento dei promotori è esplicito: si trattava di contrastare, sul piano ideologico e della propaganda, i movimenti degli operai e degli studenti che in quegli anni, tra il 1968 e il 1975, avevano molto seguito. Tuttavia non si direbbe che il successo alpinistico, e l'enorme clamore che intenzionalmente l'accompagnò, abbia inciso sull'andamento dei conflitti sociali di quel tempo. Incolmabile il dislivello di valori in gioco. La bandiera nazionale sventolante sulla maggiore vetta dell'Himalaya non avrebbe mai potuto bastare, come auspicavano gli ambienti conservatori e quelli reazionari, per riunire sotto di sé, abbagliata da un'illusione, un'Italia divisa, ingiusta e discorde.
La villa del Balbianello fu acquistata da Guido Monzino per il semplice fatto che era in vendita proprio quando ormai, dopo un ventennio di spedizioni, s'era deciso, conclusa l'ascensione all'Everest nel 1974, a smettere di girare il mondo. Compratala, in poco tempo, la trasformò in quello che è adesso: un monumento a sé stesso a disposizione del FAI cui la conferì con lascito testamentario.
Guido Monzino è sepolto nella ghiacciaia di villa Balbianello
Giunti dal lago intorno alle 15, lasciamo il giardino e la villa del Balbianello alle 17,30 prendendo la comoda strada che attraversa il folto verde della collina che congiunge la villa medesima all'abitato di Lenno. In questo parco retrostante la villa vi sono alberi colossali, platani in particolare.
Una breve visita a questo paese ci consente di apprezzare, oltre il lungolago e la piazzetta, la chiesa di santo Stefano dalla pianta difforme da quelle consuete e la profonda cripta tanto ben illuminata da permettere di apprezzare i variegati capitelli che ornano le colonne che ne reggono le volte del soffitto.
Veniamo via da Lenno alle 18,30. Riprendiamo la stessa strada Regina contorta, stretta e faticosa già percorsa per arrivare fin qui. Meno male che non devo guidare io.
Mario Usuelli.
Oltre a me hanno partecipato alla gita: Carmen Corti; Alessandra Giani; Michela Lorenzon; PirLuigi Mora; Franco Torri; Antonella Passoni.