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Canto

Canto

Mario   Usuelli

Mercoledì 26 aprile


Canto


   

Siamo partiti da casa relativamente tardi cioè alle 8,15. Questo perché era nostra intenzione di fare una gita breve, dal percorso facile,in un posto poco distante. Decidiamo, lì per lì, per il rifugio Parafulmen che è sopra Gandino, in val Seriana anche se non corrisponde del tutto ai propositi iniziali. 

Consideriamo che, più diventiamo vecchi, meno sopportiamo di passare tanto tempo in macchina. Neanche a farlo apposta, come si dice, già a Busnago restiamo bloccati in una colonna di auto quasi del tutto ferme. Forse un incidente. Pompieri, ambulanze. 

 

Non perdiamo la pazienza perché non ne abbiamo. Per ciò infiliamo il primo varco disponibile: invece che verso Est, adesso, ci dirigiamo verso Nord. 

Altro che traffico, altro che autostrada. Già alle 9,15 lasciamo l'auto al cimitero di Fontanella, una località nei pressi di Sotto il Monte. Non vi sono altre auto, non vediamo altre persone. La giornata è di quelle belle di primavera.

Bastano pochi passi per arrivare davanti all'abbazia di Sant'Egidio. Risalta il sagrato, da poco rifatto.   

Alle 9,25 imbocchiamo il sentiero 898 che ci porta, dopo circa un'ora di cammino, a Pontida. Non ci fermiamo a visitare il paese.

Torniamo seguendo un percorso diverso, quello del sentiero 897, che si dirige alla vetta del monte Canto. Tuttavia non arriveremo lassù anche se non è molto distante. Decidiamo di sostare presso una località, a quota 619 metri, dove, presso dei ruderi recintati, vi sono due tavoli e panchine di legno tra l'erba alta. Sono le 11,45. Ci fermiamo per uno spuntino piuttosto sobrio. Scattiamo qualche fotografia e via. 

 

Presto incrociamo un gruppetto di persone. Le uniche incontrate lungo tutto il percorso di oggi. Osservo che hanno abbigliamento, scarponi, zainetti come nuovi; l'atteggiamento ilare e scanzonato. Dall'età apparente direi che si tratta di una compagnia di pensionati recenti che stanno scoprendo la felicità di girare per sentieri e rifugi di mercoledì quando i lavoratori sono, appunto, a lavorare.

 

Il luogo dove abbiamo fatto la nostra passeggiata è molto piacevole. I sentieri sono larghi, battuti e ben tenuti. La segnaletica, oltre che frequente, è anche precisa e affidabile come abbiamo avuto modo di constatare. Vi sono molti boschi e pochi prati. Il che potrebbe volere dire che gli antichi agricoltori e allevatori se ne sono andati lasciando agio alla natura. Infatti si incontrano diverse cascine abbandonate. Tuttavia vi sono anche parecchie costruzioni tuttora utilizzate ma, si direbbe, non per scopi produttivi. 

I dislivelli non sono molto marcati restando, per quanto abbiamo percorso noi, nei limiti dei 350 metri. La vista si dirige a Nord verso la Valcava, il Resegone, l'Arera; a Sud si allarga sulla pianura.

 

Già alle 12,25 passiamo accanto alla chiesina di Santa Barbara. La località è a quota 667 metri. Vi sono altre costruzioni d'intorno. Il prato è stato rasato di recente, tutto appare in ordine. Il cartello indica ora il sentiero numero 891. Ma non è più, questo, un sentiero. Ora è una stradina, ripida a tratti, molto ben lastricata. Percorrendola constatiamo che è tutta così fin giù, a Sant'Egidio, dove giungiamo alle 13,10.

 

Per farci fare una fotografia davanti all'abbazia dobbiamo aspettare un poco prima che passi una persona cui chiedere.  Sulla porticina a destra è scritto che la chiesa è aperta dall'alba al tramonto. Entro per un minuto. Sono esposti e disponibili dei pieghevoli che invitano a visitare i luoghi che, in terra bergamasca, conservano opere della dinastia dei pittori Baschenis. Ne prendo da dare alle mie amiche brave ad organizzare questo genere di escursioni.

 

Riprendiamo l'auto alle 13,25 rinunciando a visitare il cimitero dove si trovano le tombe di alcuni personaggi considerevoli.  Sarà per un'altra volta. Farò una visita ponderata congiuntamente a Sant'Egidio: non un'occhiata frettolosa.

 

Siamo a casa alle 14,10.

 

 

Mario Usuelli. 

 

 

Con me, ha partecipato alla gita Innocente Misani.




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