Home   |   Chi siamo   |   Dove siamo   |   Galleria   |   Convenzioni

Gleno

Gleno

Mario   Usuelli

Lunedì 16 ottobre 2023


Gleno

 

Insieme ad alcuni amici, giovedì 12 ottobre 2023, sono tornato a vedere i ruderi della diga del Gleno. 

Si arriva lassù seguendo un sentiero, piuttosto agevole nella bella stagione, che parte da Pianezza, una frazione del comune di Vilminore di Scalve.

Sono passati quasi cent'anni dal collasso dello sbarramento che avvenne il 1° dicembre del 1923.  Gli abitati posti nella vallata sottostante l'invaso, giù giù fino al lago d'Iseo, subirono, sia pure in diversa misura, danni gravissimi. Nessuno ha contato tutti i morti: chi dice che saranno stati cinquecento, chi seicento. Morirono anche tanti animali, mucche, muli, galline, pecore e capre essenziali alla sopravvivenza dell'economia povera di montagna. Ponti, case, strade distrutte. E i coltivi. Una catastrofe epocale.

Si discute ancora adesso sulle cause del disastro che il processo che seguì all'evento non chiarì.

In vista dell'anniversario si pubblicano nuovi libri che ribadiscono precedenti tesi o propongono nuove ipotesi. Progettazione inadeguata o esecuzione affrettata e malaccorta? Valutazioni sbagliate dei geologi nella scelta della collocazione del manufatto o contraddizione insanabile tra una diga a gravità, come avrebbe dovuto essere, e fu iniziata a costruire, e quella ad archi multipli che effettivamente venne realizzata? 

E perché il Genio civile lasciò proseguire lavori che non erano stati precedentemente autorizzati? Avanzando indizi risibili, c'è anche chi insinua che siano stati gli anarchici della valle Camonica.

 

Visti adesso, da occhi profani, i resti della diga appaiono, nella loro imponenza, come fossero integri e ben ancorati al suolo e alle pareti di roccia. Salvo che uno squarcio immenso, stimato della lunghezza di ottanta metri, separa i due tronconi residui dell'opera.

Vi è, ora, uno sbarramento basso che forma un lago minuscolo. Lo si può aggirare con facilità seguendo qualcuna delle tracce che segnano alla base il pian del Gleno. Di là, puntando gli occhi sul coronamento dei monconi della diga grande, spostando poi lo sguardo tutto in tondo sui pendii del vallone, si può intuire quant'acqua s'era accumulata qui, nei mesi finali di quel 1923. 

 

Mario Usuelli 



Share by: