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Cornizzolo

Cornizzolo 

Mario   Usuelli

Mercoledì 01 Settembre 2021


Cornizzolo



L'ultima fotografia della giornata l'ho dedicata al faggio del Segantini sradicato parzialmente nel 2015 da colpi di vento troppo impetuosi per lui. Famoso per il suo aspetto, le dimensioni, l'età e la posizione venne fatto ogni tentativo per salvarlo. Si costituì un apposito comitato, i giornali locali ne parlarono molto.

Il suo scheletro mutilato, adesso, è là sulla piazzola che gli era stata costruita attorno per agevolare i molti interventi, i cavi metallici che lo sorressero, e forse coi quali si tentò di raddrizzarlo un poco, non ci sono più. Ora potrebbe sembrare l'osso di un dinosauro gigantesco che affiora al limitare alto del bosco, dove si incontrano i due versanti opposti della montagna.  La mattina, salendo, non eravamo passati presso il gran faggio poiché avevamo imboccato il sentiero della cresta che incomincia più in basso, discosto dall'albero. E', di gran lunga, questo, il tratto migliore del percorso di salita al Cornizzolo. 

Avevamo lasciata l'auto in un piccolo spazio presso l'alpe Carella, dove i posti per parcheggiare sono proprio pochi. La barista della trattoria dei Cacciatori, dove prendiamo il caffè, ci dice che non avrebbe cucinato solo per noi due dato che non prevedeva ulteriori clienti. Aggiunge però che il rifugio Marisa Consigliere dovrebbe essere aperto dato che è mercoledì. Ci muoviamo a piedi dall'alpe Carella alle h 10:35. Seguiamo la strada asfaltata senza utilizzare nessuna delle scorciatoie che tagliano i tornanti.  E' una strada privata che, girando tutto intorno alla montagna, porta fino al rifugio. Vi accedono solo pochi automezzi autorizzati tra i quali si notano i furgoni che portano le insegne delle scuole di volo di parapendio e deltaplano. Alle h 11:15 arriviamo dove finisce il bosco, la strada si distende lungo i prati rivolti alla pianura, incomincia il sentiero che porta in vetta. 

E' una traccia ben marcata quella che seguiamo, facile e gratificante. Bastano pochi passi per sentirsi più in alto, per vedere, progressivamente un paesaggio più ampio. La pianura e i laghi della Brianza da un lato, il Resegone e le Grigne dall'altro. Il lago Segrino si scopre quando si è già oltre la metà della salita. Là sotto si vede l'abitato di Canzo e poco oltre Sormano, Rezzago, Caglio. Peccato che oggi l'aria non sia del tutto trasparente e che una vaga foschia escluda alla vista gli orizzonti più lontani.

La parte più erta si conclude dove sono posti dei cartelli indicatori che si vedono di lontano. Poi vi è un tratto in falso piano, quindi la breve erta finale che porta alla vetta. Andiamo sù spediti, certo anche troppo dato che ogni poco ci fermiamo a prendere fiato.  Approfittiamo delle brevi soste per proseguire la conversazione che avevamo iniziata già durante il viaggio, stamattina, in auto. Giovanni mi dice della sua macchina nuova, ordinata da tempo, che dovrebbe essere pronta presto.  Io gli racconto del bizzarro film giapponese, visto al Bloom due giorni prima, fatto quasi solo di conversazione tra attori immobili. Forse l'autore di quell'opera si rifà agli schemi del teatro tradizionale di quel paese: il Kabuki, il No o il Kyogen. Chi lo sa. Concordiamo sulle menzogne dell'informazione televisiva - e di molti giornali - sugli accadimenti dell'Afghanistan dove una guerra illogica, illecita, immorale è stata tuttavia approvata, di anno in anno, dalla gran parte dei parlamentari italiani. Ora la sconfitta militare degli "invasori" di territori altrui viene mascherata con la rinnovata frottola degli "italiani brava gente" mentre dell'aggressione a quel paese si narra che sarebbe una responsabilità solamente americana.  Alle h 12:30 siamo in vetta. Non c'è nessuno. Facciamo qualche fotografia e osserviamo che presso il rifugio Consigliere, duecento metri di quota più in basso, c'è del movimento. Non occorre, quindi, fare uno spuntino con ciò che abbiamo nello zaino. Già alle h 12:40 abbandoniamo la spropositata croce che ingombra la bella cima del Cornizzolo.  Il sentiero che porta al rifugio è più ripido di quello che ci aveva condotti in vetta. Sassoso e roccioso com'è, lo affrontiamo con tutte le cautele. I tavoli sul terrazzo, protetti da ombrelloni con la pubblicità della birra Menabrea, sono quasi tutti occupati. Due posti li troviamo comunque. I gestori sono rinserrati nel rifugio dove non si può entrare. Prenotiamo le vivande da una finestrella protetta da una lastra di plastica trasparente. La scelta è solo tra pasta al pomodoro e salamella. La consegna viene fatta attraverso un altro pertugio protetto dietro l'angolo. Tuttavia si affaccia, tutta intera, una bella signora col grembiule per chiederci se sulla pasta vogliamo del formaggio. Affamati e sudati come siamo, apprezziamo moltissimo sia il gran piatto di pasta succulenta che la birra ghiacciata. Mentre riconsegno il vassoio con le stoviglie che abbiamo utilizzate mi faccio mettere sul taccuino il timbro del luogo. Questo rifugio vale ben tre casette per la collezione GiraRifugi.  Per il ritorno ci muoviamo alle h 13:55. Seguiamo, stavolta, la sola strada asfaltata sulla quale con gli scarponi si cammina male ma è comoda e ha pendenza regolare. Giunti sul versante che guarda alla pianura ci attardiamo un poco ad osservare talune manovre di involo di deltaplani e parapendii. Vi sono molte persone e molti mezzi aerei. Deve essere una giornata favorevole per la specialità. Infatti si vedono volare diversi apparecchi, alcuni sono altissimi e paiono quasi dei puntini. Passati presso i resti del grande faggio del quale ho detto, arriviamo all'alpe Carella alle h 15:15.  Tolti gli scarponi sostiamo presso la trattoria dei Cacciatori il tempo per prendere una bibita.

Considerato che l'alpe Carella è a 655 metri di altitudine mentre la vetta del monte Cornizzolo si trova a 1.240, oggi, abbiamo superato un dislivello in salita di 585 metri. Bene, partiamo, in auto, alle h 15:35. Il tempo è ancora caldo e bello come è stato per l'intera giornata. Alle h 16:30 siamo ad Arcore, mezz'ora dopo sono a casa.


Mario Usuelli.

 

Insieme a me hanno partecipato alla gita: Giovanni Pennati.


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