Darfo
Sabato 26 ottobre 2020
Darfo
Sono quasi sicuro che con la mia vecchia reflex Fujica, che utilizza la pellicola da 35 millimetri, avrei ottenuto risultati migliori. Le immagini che ho riportato non sono affatto soddisfacenti. Certo si trattava di un caso difficile. Inoltre la luce uniforme non aiutava certo a dare rilevo ai disegni incisi sulle rocce tanto lievemente da essere quasi impercettibili al tatto delle dita. Guidati dalle tabelle poste a mo' di leggio davanti alle rocce maggiori, i disegni si possono bene individuare e quasi sempre, se sono posti in basso, ammirare. Fotografarli è un'altra cosa. Per apprezzare le incisioni degli antichi Camuni bisogna proprio recarsi dove sono state fatte e sono ancora là. Siamo nel Parco archeologico comunale di Luine, a Darfo. Sono passate da poco le 14 quando ci accoglie una signora entusiasta e un poco bizzarra. Non c'è da pagare biglietto né da registrarsi. Nel vasto prato adiacente l'edificio di servizio alcuni ragazzi, guidati da degli adulti, stanno facendo le prove di una recita. La nostra ospite ci dice che il fogliame e i rametti strappati dal temporale di ieri sono già stati tutti tolti: del resto l'erba, lungo i passaggi, è stata tagliata da poco. Lei ci indica gli itinerari possibili distinti tra loro da un diverso colore. Tutto appare ben organizzato, ciascuna roccia incisa è classificata con un numero. Il luogo è particolarmente gradevole, gli spazi sono ampi, il terreno è lievemente ondulato, la vista corre sulla bassa valle Camonica fino al lago d'Iseo le cui acque brillano lontane. Vi sono panchine e staccionate, un laghetto circondato da salici piangenti. Ci soffermiamo, di volta in volta, solo presso taluni dei massi con l'approccio un poco casuale dei turisti interessati che è, ovviamente, diverso da quello sistematico proprio degli scienziati e degli studiosi. Oltre a noi non vi sono altre persone, vi è silenzio e calma. Mi piace, in particolare, indugiare presso la roccia numero 71 sotto la quale è scavato un riparo preistorico cui, tuttavia, non è possibile accedere dato che è invaso dall'acqua.
Al momento di uscire, quando sono oramai le 16, acquisto, al prezzo di cinque euro, delle piantine e un opuscolo, molto ben fatti, che mi sarebbero stati utili se li avessi avuti in mano durante la visita. Talvolta si fanno le cose al contrario. Prima di accedere al parco delle Luine, per il pranzo, ci eravamo fermati al "Cantuccio" di Angolo Terme, un esercizio dignitoso, in quel momento con scarsi avventori, dove, in tre, avevamo speso € 48,65. Poco più di un paio d'ore della mattinata, cominciando dalle 10, l'avevamo dedicata ad un giro, a piedi, tutto intorno al lago Moro. Si parte e si arriva a Capo di Lago che è una minuscola, graziosissima, frazione del comune di Darfo. Saranno, è una stima questa, circa tre chilometri in tutto. Il sentiero che affianca il lato sud, sassoso e dal fondo irregolare come sono spesso quelli di montagna, corre basso basso tanto da toccare quasi l'acqua. Poi la recinzione di una proprietà privata obbliga, chi va per quel sentiero, ad alzarsi di quota fino a raggiungere una strada asfaltata. Da là il passo diventa agevole e la veduta straordinaria. La bella, luminosa, giornata, mette in risalto il bacino lacustre e la fitta, variegata, vegetazione che lo circonda. Magnifico. Il lago Moro è parte di un Parco locale che occupa, nella bassa valle Camonica, territori che, dal punto di vista amministrativo, fanno capo ai comuni di Darfo Boario Terme e Angolo Terme. Oltre alla conca del lago Moro e all'area archeologica di Luine, che abbiamo, come già detto, visitato, comprende anche le località di Sorline, Castellino e Monticolo dove, spero, avrò modo di andare un giorno o l'altro. L'influenza sia del clima mediterraneo del lago d'Iseo che di quello glaciale dell'Adamello contribuiscono a determinare la particolare varietà della vegetazione di quest'area. Negli anni ho visitato alcuni tra i siti considerati dall'UNESCO, già nel 1979, patrimonio mondiale nell'ambito dell' "Arte rupestre della valle Camonica". Questo di Luine si aggiunge, alla mia esperienza, tra gli altri, a quello di Naquane dalle vaste superfici rocciose incise e al sito di Cemmo, presso Capo di Ponte, dove due grandi massi istoriati e i resti di un recinto testimoniano la presenza di un antichissimo santuario camuno che fu distrutto dai cristiani al loro avvento. Là è possibile che alcuni, come è capitato anche a me, siano colti da una sorta di vertigine proveniente dall'inafferrabile profondità del tempo che ci separa da popoli interi, la cui civiltà si è sviluppata nel corso di migliaia di anni, dei quali sono giunti a noi soltanto esili graffi sopra dei grandi sassi. Partiti da casa alle 8:30 siamo rientrati alle 17,45 dopo avere percorso, senza incontrare difficoltà, 193 Km.
Mario Usuelli.
Insieme a me hanno partecipato alla gita Clementina Fumagalli e Carmen Corti.