Fasce
Domenica 28 agosto 2022
Fasce
Il giardino è vistosamente segnato dalla terribile calura asciutta della lunga estate di quest'anno. Vi sono piante dalle parti secche pronte a tornare a vegetare alle prime piogge, altre rannicchiate in sé stesse in attesa della primavera, altre ancora decisamente morte di sete. A risentire di più della contingenza climatica sono le bordure di bosso interrotte, nella loro continuità, da tratti aridi, giallastri e brulli.
Vasto, ma non tanto da far perdere a chi lo percorre la percezione del confine, organizzato su file parallele di alberi, ciascuna di specie diversa, questo giardino del Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno, è disposto in modo da formare quello che è detto cannocchiale. La vista del visitatore è condotta dalla grande vasca della fontana a gradoni, sormontata da dromedari di pietra, simboli della casata, fino alla magnifica loggia che corona la villa. E viceversa a seconda della posizione dell'osservatore.
L'ingresso, senza accompagnatori, costa 3 euro. Nel cortile del palazzo, una signora, che esibisce il distintivo del Touring Club, il sodalizio che cura i momenti di apertura, ci spiega che potremo visitare il piano terra e solamente una parte del piano nobile. Dopo un lungo periodo di abbandono, l'enorme edificio, fu acquisito dal Comune una decina di anni addietro. Alcune parti non sono ancora state rese agibili.
Ci apre una porticina: siamo i primi visitatori di questo pomeriggio domenicale. Le sale, diverse tra loro per altezza e superficie, affrescate in ogni dove fino all'inverosimile, sono vuote. I soggetti delle decorazioni e dei dipinti sono quelli consueti delle ville signorili seicentesche come questa: deità pagane, grottesche, paesaggi cupi e fantasiosi. I quadri, quasi tutti dalla cornice ottagonale, sono dedicati ai ritratti dei potenti. Vien da chiedersi come abbiano potuto tali loschi personaggi, brutti e imbellettati, unitamente alle loro donne, stracariche di vestiti e gioielli, accumulare la spropositata quantità di ricchezza da investire nel luogo dove ci troviamo.
Notiamo, tra i molti, un particolare curioso. L'altare di legno nella piccola cappella gentilizia conserva ancora la pietra sacra. Sappiamo che questa ha un nome tecnico specifico ma nessuno di noi si ricorda quale sia.
Il vuoto delle sale, del quale si è detto, ha tuttavia un'eccezione. Un paio di esse sono attrezzate come aule universitarie operative con i posti a sedere per gli studenti, i microfoni, la cattedra, i proiettori di immagini e il relativo schermo. Ci sono le indicazioni delle aule utilizzate dai professori e anche gli stessi uffici del preside e della sua segreteria. Spopolati dalla domenica di agosto, ma pronti a riprendere l'attività il lunedì.
Stupisce di trovare questi ambienti aperti, accessibili a qualunque visitatore del Palazzo, senza che alcun cartello ne interdica l'entrata, né alcuna porta ne protegga la riservatezza.
Usciamo quando i visitatori sono diventati ormai parecchi.
La signora del Touring che ci introdusse alla visita, è ancora in servizio. Conosce un'infinità di cose che riguardano il Palazzo ma della pietra sacra dell'altare della cappella gentilizia non sa nulla. Non l'ha mai nemmeno notata. Si tratta di uno dei dettagli per specialisti, niente di grave per una guida. Nessuno può sapere tutto.
La ragazza che il mese passato aveva accompagnato un gruppo del quale facevo parte a visitare il forte Montecchio a Colico aveva dimostrato una preparazione eccellente riguardo il caso suo: inquadramento storico generale e del forte in particolare; tecnologia e balistica dei pezzi schierati in quel posto; sistemi di puntamento e di comunicazione dell'epoca. Un'ottima guida. Il giorno successivo, presso la medesima fortezza, era prevista una rappresentazione di carattere storico che prevedeva la presenza di figuranti addobbati come i soldati italiani nel 1940. Tra le varie parti del corredo che erano state preparate, vi erano, ovviamente, anche le fasce mollettiere. Interpellata, la nostra guida non ha saputo spiegare cosa fossero, a cosa servissero. Solo un dettaglio.
A questo punto della conversazione la nostra interlocutrice del Touring chiama a soccorso un collega. Con lui dalle pietre sacre si passa rapidamente a considerare le fasce mollettiere. Nemmeno lui, che pure ebbe a fare il militare di leva a Merano, come lo feci anch'io, non sa cosa siano. Sa delle ghette, forse anche delle uose ma delle fasce mollettiere no. Gli sembra un discorso strano.
Eppure, subito fuori dal Palazzo, c'è il monumento ai caduti di Cesano Maderno che è caratterizzato da un statua di Alpino, armato e abbigliato di tutto punto. Comprese le fasce mollettiere.
Mario Usuelli