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Oculista

Oculista 

Mario   Usuelli

Martedì 24 Gennaio 2023 


Oculista


Naturalmente so perfettamente che la mia patente di guida scadrà nei primi giorni di marzo. M'è parso giusto iniziare ad occuparmi delle pratiche per il rinnovo un paio di mesi prima, con un buon margine di tempo, pensavo. Fu così che il primo giorno utile dopo le feste d'inverno, ovvero lunedì 9 gennaio, mi sono recato presso la sede della Commissione medica competente in materia che è a Monza. Qui mi è stato fissato l'appuntamento per il 7 marzo 2023. Dovrò presentarmi con una fotografia, le ricevute del pagamento di alcune tasse e con il risultato di una visita oculistica.

 

Interpello, non appena arrivato a casa, per via telematica, il mio medico di base, il quale, sollecito com'è, mi fa pervenire l'impegnativa entro sera.

Il giorno dopo mi rivolgo allo sportello dell'ospedale di Vimercate. L'impiegata può verificare soltanto le disponibilità di Vimercate, appunto, e di Carate. L'attesa è di circa due anni. 

Allora, ancora da casa, consulto le disponibilità in fatto di visite oculistiche indicate dal servizio telematico di prenotazioni della Regione Lombardia. Sono tutte molto in là nel tempo. Tuttavia, alla estrema periferia dell'impero, vi è un posto il 24 gennaio. Valuto che, dedicandoci una giornata, utilizzando il treno e l'autobus, si possa fare.

Prenoto.

Cerco di comprare i biglietti del treno da casa ma mi spazientisco quasi subito. Un viaggio in seconda classe costa 14 euro per l'andata e altrettanti per il ritorno. Mi reco allora presso la stazione di Carnate. Faccio bene perché non sapevo che Trenord propone l'opzione denominata "Io viaggio in Lombardia - 1 giorno - Prima Classe" a 16,50 euro.  Questo biglietto vale nel giorno della convalida fino al termine del servizio. Ne prendo due dato che Carmen si è offerta di accompagnarmi.

Decidiamo di recarci alla stazione di Monza in macchina. Nel parcheggio libero non c'è posto. Nell'altro, l'apparecchio per il pagamento non è illuminato ed è ancora buio. Ci aiuta un signore dei servizi ecologici comunali impegnato a svuotare i cestini del piazzale. Occorrono 8 euro.

Da molto tempo non vedevo tante persone accalcate come qui sulle banchine e nei sottopassi.

Il convoglio che viene da Milano è puntualissimo. Il treno, di costruzione recente, è pulito. Non vi è distinzione tra prima e seconda classe. Troviamo posto facilmente.

Via alle 7,32. Saremmo arrivati al capolinea alle 9,52 avendo lasciato, progressivamente, la maggior parte dei viaggiatori, alle stazioni intermedie.

Il numero 57 di via Pedrotti non è affatto lontano dalla stazione. Mi stupisco un poco scoprire che questa Agenzia di Tutela della Salute (ATS) si chiami 'Montagna' . Non lo sapevo. Da quando non sono più un addetto ai lavori mi sono distratto. Nell'atrio non vi sono che poche persone; davanti allo sportello nessuno: tocca subito a me. L'impiegata si sbriga alla svelta. Conferma l'appuntamento per le 13,30. L'ambulatorio è là in fondo a destra, dice, comunque ci saranno gli infermieri. 

Per arrivare al Santuario della Madonna bisogna percorrere il viale Italia, che tutto diritto com'è, sarà lungo almeno due chilometri. La passeggiata è piacevole, i marciapiede larghi sono affiancati, ciascuno da due filari di alberi, scarso il traffico, bella la giornata. Non vi è neve, come mi sarei aspettato.

Mia madre, questo santuario, ogni tanto lo nominava. C'era stata, in gita collettiva, quando faceva l'infermiera all'ospedale di Vimercate. E le era rimasto nel cuore. Dev'essere stato tra il 1935 e il 1940 o giù di lì. Quando ancora lo si sarebbe potuto fare le avevo proposto, talvolta anche con una certa insistenza, di tornarci, o in treno o con la macchina, ma non s'è mai lasciata convincere.

Questo Santuario non è di quelle chiese che mi piacciono né per l'aspetto esteriore, né, tanto meno per l'interno ridondante di decorazioni. C'è troppo sicché, a colpo d'occhio, non riesco a cogliere il senso estetico dell'insieme. Mi chiedo se abbia attinenza alle 'camere delle meraviglie' tanto in voga tra i personaggi ricchi del tempo in cui venne edificato. Tuttavia, faccio, con attenzione, alcune fotografie all'insieme ma ottengo risultati scadenti. Colgo allora alcuni dettagli, tra gli innumerevoli, che mi paiono interessanti e mi incuriosiscono. Una visita sistematica richiederebbe molto più del tempo che ho, oggi, da dedicare a questo monumento.

Il primo ristorante che troviamo aperto è il 'Liberty' in via Mazzini. I pizzoccheri che prendiamo si dimostrano la scelta giusta.

L'ambulatorio di oculistica è l'ultimo in fondo al corridoio. Che è deserto salvo due infermiere che parlottano tra loro in guardiola e un addetto alle pulizie che svolge il suo lavoro munito del carrello degli utensili. Quanto vale il confronto con gli ambulatori, che conosciamo, dell'ospedale di Vimercate, alla stessa ora, di un giorno feriale? 

Siamo tutti un poco in anticipo. L'infermiera che assiste il medico specialista, arriva prima di lui. Mi chiede i documenti che occorrono.

Quando si accorge che veniamo da Vimercate, chiede il perché. Abbiamo trovato qui l'unico posto per una visita in tempo utile alla bisogna, disponibile in tutta la Regione, rispondiamo. Quale onore, conclude lei, di solito siamo noi della montagna che scendiamo in pianura per ottenere dei servizi che qui non si trovano. 

L'oculista, il dottor Francesco Paracchini, un signore forse cinquantenne, calmo, preciso, discreto mi fa una visita accurata utilizzando, al caso, anche la varietà di apparecchiature in dotazione all'ambulatorio.

Verifica le lenti dei miei occhiali occhiali constatando che sono adeguate: di meglio non si può fare. 

Mi incoraggia quando mi pone dinnanzi alla tabella che riporta lettere dell'alfabeto dalle dimensioni decrescenti: "Dai, che se legge anche l'ultima riga le dò un buon voto". Niente da fare. L'ultima proprio non ci riesco. Poi l'infermiera mi introduce delle gocce di farmaco negli occhi. Cosa sono?, chiedo. Servono a facilitare la misurazione della pressione oculare.

I risultati della visita vengono riportati in una scheda. I valori riscontrati sono uguali a quelli di due anni fa. Sono ancora abile alla guida di un'automobile. Speriamo che sia dello sesso avviso la Commissione che affronterò tra un mese a Monza.

Ho una forma di cataratta in entrambi gli occhi. Un intervento riuscito per rimuoverla comporterebbe un netto miglioramento della capacità visiva. Tuttavia un fallimento, talvolta accade e nessuno lo può escludere, provocherebbe un danno irrimediabile. Meglio temporeggiare fin che si può. 

Tutto fatto in circa venti minuti.

 

Il primo treno partirà alle 15,08 quindi abbiamo l'opportunità di passeggiare per la città per osservarne le persone, le strade e le case. E magari scattare qualche fotografia.

La stazione della Ferrovia Retica elvetica è prossima a quella delle linee lombarde Trenord.  E' dunque facile confrontare i vagoni rossi, lindi e puliti della prima con quelli della seconda frequentemente pasticciati da brutti ghirigori. 

Il convoglio che va a Milano è lunghissimo. Tra le carrozze una è di prima classe. Saliamo su quella. Per tutto il viaggio, oltre a noi due, verrà occupata, da una stazione all'altra, da non più di tre o quattro persone. Non so quanti passeggeri abbiano usufruito della seconda classe. Mi pare una suddivisione senza senso. Meglio il treno che utilizzammo stamattina, che, come ho già rimarcato, era a classe unica.

Arriviamo a Monza alle 17,30. Troviamo l'auto intatta nel parcheggio, pagato esattamente per tutti i minuti della sosta.   Alle 18,10 sono a casa da dove ero partito alle 6,45. 


Mario Usuelli.

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