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Orso

Orso

Mario   Usuelli

Sabato 22 luglio 2023

 

Ad alcuni corrispondenti trasmetto degli appunti, riguardanti l'orso, scritti qualche anno fa, che considero ancora attuali .

 

Mario Usuelli.

 

 

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14 gennaio 2009

 

Oggetto: Orso

 

Il numero di gennaio de 'Lo Scarpone' rivista del Club Alpino Italiano, riporta la lettera di un socio che chiede, preoccupato, che si intervenga a proposito della presenza di orsi nei boschi del Trentino considerata una minaccia per gli escursionisti e i valligiani. E' riportata anche la puntuale e documentata confutazione, delle tesi di quel socio del Cai, da parte di uno dei responsabili, per conto della Provincia autonoma di Trento, del progetto europeo inteso alla reintroduzione dell'orso sulle alpi.

Si stima che in tutta l'area alpina in territorio italiano vivano 25 orsi. L'obiettivo è quello di raggiungere una popolazione, considerata minima vitale, di una sessantina di esemplari, nell'arco di una decina di anni.

Michel Pastoureau autore de 'L' orso. Storia di un re decaduto' - Einaudi, 2008 non ci crede. Infatti scrive: "Uccidendo l'orso, suo parente, suo simile, suo primo dio, l'uomo ha ormai da tempo ucciso la sua stessa memoria e ha ucciso, più o meno simbolicamente, sè stesso. E' troppo tardi per tornare indietro"

Egli è convinto che l'orso europeo sia definitivamente in fase di estinzione. Tuttavia di esso restano tracce profonde nella storia, nella cultura, nell'immaginario e nella psicologia occidentali nonostante i ben pochi esemplari vivi.

E' noto che è proprio della scuola storica francese considerare i tempi lunghi o lunghissimi per studiare fenomeni che hanno una persistenza secolare o millenaria. Quella che viene chiamata la lunga durata. Per rilevare le tracce o le manifestazioni dell'oggetto dello studio, talvolta assai evanescenti, bisogna ricorrere alle fonti e agli strumenti più vari: paleografia, mitologia, folclore, sfragistica, simbologia ed etnologia. Senza trascurare, come nel nostro caso, le storie dei santi, la storia naturale intesa come branca della storia culturale, la filosofia, la moda, la tecnologia e altro. Un guazzabuglio ? Niente affatto.

 

L'orso bruno (ursus arctos, secondo il sistema di classificazione attuale) è stato presente da sempre in tutta l'Europa e non solo sulle Alpi. Tra i grandi plantigradi, il primo ad estinguersi è stato l'orso delle caverne, alto fino a 3,50 metri e pesante tra i 500/600 chili. Resti di tali orsi sono stati datati a 45.000 anni addietro. L'orso bruno, invece, alto 2,10 metri e pesante 250/300 chili, compare tra le figure di animali dipinte sulle pareti di alcune grotte. Tali pitture vengono fatte risalire a 30.000 anni fa. 

 

Nei miti greci gli orsi sono spesso presenti e hanno un ruolo importante.

Artemide, sorella gemella di Apollo, figlia di Zeus, dea della luna e dei boschi, delle montagne, protettrice degli animali selvatici è anche dea degli orsi. Trasforma Callisto, sua compagna nelle battute di caccia, in orsa perchè l'aveva tradita con Zeus col quale aveva concepito un figlio: Arcade. Costui, ignaro del destino della genitrice, un giorno, durante una battuta di caccia, era sul punto di uccidere l'orsa che era Callisto. Zeus, prima che quel suo figlio commettesse un matricidio, trasformò anche lui in orso. Poi trasportò i due animali sulla volta del cielo facendone delle costellazioni: l' Orsa Maggiore e l' Orsa Minore.

Paride, che avrebbe avuto un ruolo importante nell'avvio della guerra di Troia rapendo la consenziente Elena, moglie del re di Sparta, Menelao, fu fatto portare, bambino, dal padre Priamo, in un bosco per essere ucciso. Venne invece abbandonato e salvato e allevato da un'orsa.

Polifonte, che in onore di Artemide, aveva fatto voto di castità, fu, per vendetta, indotta, da Afrodite, in una passione per un orso dal quale ebbe due bambini.

A Cefalo, che desiderava avere una discendenza, l'oracolo di Delfi consigliò di unirsi alla prima creatura di sesso femminile che avesse incontrata. Capitò un'orsa dalla quale ebbe un figlio, Arcisio il cui nome deriva chiaramente dal termine usato dai greci per designare gli orsi 'arktos'. Il consiglio dell'oracolo si rivelò efficace infatti tra i discendenti di Cefalo e Arcisio si ricorda addirittura Ulisse. 

 

Per tutto l'alto medioevo sconfiggere un orso fu considerata un'impresa degna di re. L'orso era un animale pericoloso che si batteva fino all'ultimo senza fuggire e senza arrendersi. Per questo era ammirato. Dotato di zanne ed artigli temibili usava, tuttavia, la forza enorme delle sue zampe anteriori per uccidere l'avversario umano che riusciva ad abbracciare per stritolarlo sul petto. Taluni sostennero di essersi lasciati abbracciare dall'orso muniti di un grosso pugnale che l'orso medesimo, stringendolo a sè insieme all'avversario, si sarebbe conficcato nel cuore.

Alcune dinastie di regni del nord, norvegesi, svedesi o danesi, vantavano fondatori figli di orsi o uccisori di orsi.

Gli eroi leggendari o letterari che sconfiggono un orso sono numerosi e dall'impresa traggono potere e prestigio. Tra gli altri si possono indicare Orlando, Tristano, Lancillotto, Ivano e Artù il re orso. Di Goffredo di Buglione, si dice che, prima di imbarcarsi per la prima crociata, abbia salvato un pellegrino aggredito da un orso enorme.

 

I 'Berserkir' i guerrieri di Odino, dio astuto, vendicativo e che tutto conosceva, erano soldati che cercavano di fare propria la forza dell'orso: bevevano il sangue della belva e mangiavano la sua carne. Praticavano cerimonie di natura magica e religiosa, fatte di canti, danze e strepiti. Pozioni e droghe li mettevano in uno stato di eccitazione tale che si sentivano trasformati in belve. Si sentivano invulnerabili. Andavano in battaglia nudi sotto una pelle d'orso che comunicava loro la forza dell'animale.

Si racconta che gli antichi guerrieri danesi si immergessero nel sangue dell'orso per acquisirne le virtù.

Nel calendario pagano in tutta l'Europa si svolgevano, fin dalla notte dei tempi, feste per celebrare l'orso che andava in letargo. Anche il rito di passaggio compiuto dal giovane Artù per farsi riconoscere re, consistente nell'estrazione di un spada da un' incudine, fu compiuto durante la festa dell'inizio del letargo. Si riteneva che il letargo durasse due volte quaranta giorni. Era opinione diffusa che l'orso, trascorso il primo periodo di sonno, uscisse dal suo rifugio per verificare le condizioni del tempo e per decidere di tornare a dormire. Perciò era all'inizio di febbraio che si celebrava il risveglio dell'orso con riti barbarici e selvaggi ad esso dedicati.

In epoca medievale, l'espansione del cristianesimo, doveva necessariamente comportare il contrasto e la persecuzione di tutto ciò che nelle religioni tradizionali aveva relazione con l'orso, il suo mito, la sua forza simbolica, la sua valenza culturale fino alla soppressione fisica di tali animali. 

Carlo Magno, re dei Franchi e sacro romano imperatore, quando avviò la conquista militare e politica della Germania fu seguito dai missionari cristiani. Costoro, nell'ambito della campagna di sradicamento delle pratiche religiose pagane, specialmente quelle direttamente collegate alla natura, promossero insieme all'abbattimento di alberi, alla deviazione o l'interramento di fonti e la riconversione di luoghi sacri, anche la strage degli orsi. L'azione congiunta di evangelizzatori, conquistatori, cacciatori e dissodatori ebbe quale risultato che entro l'anno mille l'orso scomparve dalle piane dell' Europa centrale.

 

A questo punto sono necessarie alcune precisazioni. Seguendo sant'Agostino, la teologia cristiana contrappone l'uomo, creato a immagine di dio, agli animali, e mette questi al servizio di quello. Inoltre, gli intellettuali del medioevo, praticamente tutti ecclesiastici, si basarono per lungo tempo, per quanto attiene la conoscenza degli animali, su quanto aveva scritto Plinio il Vecchio. 

Verso il 1230, gli scritti di storia naturale di Aristotele furono tradotti in latino, a partire dall'arabo, da Michele Scoto a Toledo. Il medesimo Michele Scoto aveva tradotto i commenti che il filosofo arabo Avicenna aveva elaborato studiando l'opera dello stesso Aristotele. Tali scritti costituirono le basi delle conoscenze di epoca medievale e non solamente per quanto attiene la natura. Fino al Seicento, con l'inizio delle scienze sperimentali, nessuno li mise in questione.

Così, per secoli, l'atteggiamento delle persone colte e di quelle incolte da loro influenzate, nei confronti degli animali e della natura in generale, si basò su quanto avevano scritto Plinio e Aristotele.   

Le ancestrali pratiche pagane collegate all'orso comunque persistevano. La Chiesa agì su diversi fronti.

I santi vengono contrapposti agli orsi. Si mostra che quelli sono più forti.. San Colombano, in viaggio dall'Irlanda per Bobbio si fa ospitare lungamente da un orso nella sua caverna; san Gallo si fa aiutare da alcuni orsi a costruire il suo monastero, mentre san Martino obbliga un orso a trasportare i suoi bagagli fino a Roma. 

Alle feste pagane, connesse in varia maniera agli astri, agli animali, alle forze della natura, agli eroi mitici si sovrappongono le feste cristiane collegate ad un santo.

Il caso più interessane mi pare sia quello di Martino, santo particolarmente importante, evangelizzatore della Francia, patrono della monarchia di quel paese e di numerosissime parrocchie.  Già il nome richiama gli orsi: la radice è *art- .  La festa, dopo alcune incertezze, viene fissata all'11 novembre, che tradizionalmente è giorno di fiere ed è la data di quando si pagavano i debiti e gli affitti. Segna il cambio di stagione, non si possono fare più i lavori nei campi all'aperto, inizia l'inverno e gli orsi vanno in letargo.

La ricorrenza di san Valentino, che è fissata al 14 febbraio, viene sovrapposta a quelle tradizionali che celebravano il risveglio dell'orso. Molto più tardi diventa festa degli innamorati, perché si riteneva, in sintonia con le usanze vive in talune vallate alpine, che in quel periodo dell'anno gli uccelli cominciassero a cinguettare e a corteggiarsi. Invece, la festa del risveglio, potrebbe essere fatta risalire, addirittura a quella che riguardava Proserpina, la dea romana degli inferi.

La vittoria della chiesa sull'orso appare evidente dopo l'anno mille quando la riduzione dell'estensione delle foreste dove viveva e del numero degli esemplari si accompagnò alla sua perdita di prestigio sotto l'aspetto simbolico. Sostituito dai santi, come entità connessa al sacro, incominciò, per contro, ad essere presentato, nelle prediche, nei dipinti e negli scritti come un'incarnazione del demonio.

Nel 1200 è sostituito sul piano simbolico dal leone ed è diventato una bestia selvatica quasi come le altre. I re e i grandi nobili, cominciano ad andare a caccia dei cervi, che prima erano disprezzati.

Successivamente diventa bestia da circo e protagonista, come personaggio stupido e ingenuo, delle fiabe. La classificazione dei peccati, secondo i criteri della filosofia scolastica, che segue il concilio Lateranense IV del 1215 vede anche l'associazione di taluni dei peccati a determinati animali. L'orso è portato come esempio di grande peccatore in quanto gli viene attribuita la propensione a praticare cinque dei sette peccati capitali (ira, lussuria, pigrizia, invidia e gola).

E' possibile constatare la caduta di prestigio dell'orso, all'inizio dell'età moderna, anche esaminando i proverbi, diffusi in tutta l'Europa, che lo riguardano. L'orso vi compare, il più delle volte, come un essere sgradevole, stupido e grossolano.   

Un'indagine fatta sugli stemmi, i sigilli e nell'araldica in generale ha mostrato che l'immagine dell'orso è utilizzata con tanta più frequenza quanto più è antica l'adozione della simbologia stessa. L'uso dei primi stemmi risale all' alto medioevo e dopo la loro sistematizzazione la proprietà degli stessi è diventata ereditaria come il titolo nobiliare della famiglia alla quale appartiene.

Le città di Berna, Madrid e Berlino (in tedesco orso è Bar) hanno, tutt'ora, come insegna un'orso e il loro legame con quell'animale è attestato anche dall'origine del loro stesso nome. 

 

Dal 1450 comincia la grande caccia alle streghe. L'orso è escluso dal bestiario stregonesco. Da tempo, ormai, non fa paura più a nessuno e non conta più nulla apparentemente.

In realtà il legame tra l'orso e gli umani mostra di essere molto forte e persistente perciò riemerge, in modi impensabili, anche dopo parecchi secoli dalla sua apparente dissoluzione.

L'orso di peluche nacque solamente all'inizio del Novecento. L'americano Morris Michtom, che prese spunto da un fatto accaduto durante una battuta di caccia alla quale partecipò il presidente Theodore Roosvelt, e la sarta tedesca Margrete Seiff si contendono il primato . Michel Pastoureau fa notare che in qualunque epoca o campo non esistono mai inventori, poeti o artisti isolati. I tempi erano maturi e qualcuno l'orso di pezza l'avrebbe costruito e posto in vendita. Molti bambini vollero che si comprasse loro un orso. Immediato e vasto il successo. 

Valenti psicologi hanno studiato e descritto il rapporto tra un bambino contemporaneo e il suo orso di stoffa. Transfert. Oggetto di affetto, possesso, frustrazione e rivalsa. Giocattolo, confidente, amico, fratello, padre, angelo custode. L'orso di peluche si può annusare, maltrattare, accarezzare, mordere, strizzare o gettare. Cercarvi rifugio e riversarvi affetto.

 

Il rapporto tra orsi e umani che si svolge tra i tempi delle caverne e quelli di oggi non si è mai interrotto.

 

 

Mario Usuelli. 

 

 



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