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Paustro

Pasturo

Mario   Usuelli

Domenica 12 febbraio 2023 


Pasturo


Piccolo, rapportato alla popolazione di un paese di montagna, il cimitero di Pasturo non è bello, affollato com'è da tombe fitte, buona parte delle quali rivestite da spesse lastre di marmo esotico, colorato. Qualche sepoltura esibisce anche sovrastrutture ridondanti. Giro un poco per i vialetti leggendo i cognomi che sono pochi, come lo sono le famiglie del luogo. "Pozzi" non è tra questi e non lo trovo. Mi arrendo alla svelta, chiedo a due signore. Ingenuo io a cercarla tra le altre. Infatti la si vede appena varcato l'ingresso, in fondo ad una breve prospettiva, occupa uno spazio maggiore di tutte, ha una statua in bronzo posata sopra lastre di pietra grigia e un prato intorno, come nessun'altra, qui, ha. 

Lei aveva scritto: "Desidero essere sepolta a Pasturo sotto un masso della Grigna, fra cespi di rododendro" . Mi pare che sia stata accontentata soltanto in parte dato che un masso qui non c'è.

Così come ha una bella tomba, Antonia Pozzi ebbe un bel funerale. Le fotografie di quel giorno, il 6 dicembre 1938, mostrano una grande partecipazione di autorità, associazioni e popolo come si usa dire. La stampa locale, che dedicò ampio spazio all'evento, descrisse la defunta come "vittima di una breve, straziante, malattia". Della figlia del ricco milanese, podestà fascista di Pasturo, non si poteva dire diversamente. 

A quel tempo per i suicidi non c'era posto in terra consacrata. Per i suicidi poveri s'intende.

   

Oggigiorno la questione non sussisterebbe. Ritengo che adesso prevalga l'idea che cercare le cause o le ragioni dei suicidi sia vano e che addossare loro delle colpe sia ingiusto.

Volevo venirci da tanto, a Pasturo. Almeno da quando ho scoperto, tardi, i testi di Antonia Pozzi, veduto il film di Ferdinando Cito Filomarino proiettato presso la biblioteca di Vimercate e la mostra di sue fotografie allestita al MUST. Poi c'è stato il libro di Paolo Cognetti che commenta poesie, lettere e fotografie. Naturalmente ho letto le sue poesie, qualcuna molte volte.

L'occasione che colgo è quella che viene dall'associazione 'Lecco Classica' che propone un omaggio ad Antonia Pozzi a Esino Lario, Perledo, Galbiate, Abbadia Lariana, Pasturo, Monticello Brianza, Malgrate e Civate.

A Pasturo l'appuntamento è per oggi, alle 16, presso il cineteatro Bruno Colombo in via Alessandro Manzoni 16.

La sala, che ha poco meno di duecento posti, è occupata per meno di un terzo. La manifestazione consiste nella lettura di testi di Antonia Pozzi, poesie e lettere, così da comporre una sua biografia. Sono scritti che parlano di Milano, di Pasturo, dell'Università, dei fascisti, del professore Antonio Banfi, della scuola. C'è spazio anche per il professore di greco, il grande amore contrastato, e della fine a Chiaravalle. Tuttavia non vi è cenno ad alcuni notevoli amici della sua cerchia; ai viaggi, in Italia e all'estero; alle ascensioni in montagna, sulle Dolomiti, in Valle d'Aosta e sulle Grigne, ovviamente, avendo quali guide alcuni dei maggiori talenti alpinistici di quel tempo, che diedero parecchia materia alla sua espressione poetica.

La lettrice, Antonetta Carrabs, che ha curato anche la scelta dei testi, è un pochino enfatica, ma non tanto da disturbare. Il suono dell'organo, che accompagna la voce, non sopraffà le parole. Allo strumento vi è Rossella Spinosa, la stessa che ha scritto la musica. 

A Pasturo vi è quello che chiamano 'Percorso poetico di un territorio sulle tracce di Antonia Pozzi'. Si tratta di una ventina di targhe, o cartelli oppure insegne dalle varie misure e differente evidenza, collocati nelle vie del paese, presso il cimitero, l'asilo d'infanzia, il vecchio lavatoio, le fontanelle. Talvolta sono riportati brevi tratti di poesie o diari, oppure anche interi testi a caratteri di stampa ma in qualche caso è riprodotto lo scritto autografo. 

La casa di Antonia Pozzi, in via Manzoni, da poco rimessa a nuovo, col suo intonaco dal colore giallo spiccato e per le sue dimensioni, risalta rispetto alle abitazioni assai più modeste che formano il paese antico. Acquistata dal padre di Antonia, Roberto, per farne un luogo di vacanza, venne lasciata in eredità dalla madre della stessa Antonia, alle suore Preziosine, che l'assistettero nei suoi ultimi anni. Adesso, oltre alle stesse suore, ospita anche delle famiglie. Dalle targhe esposte all'esterno non capisco se vi sia la possibilità di visitare le stanze dove Antonia Pozzi visse e compose molte delle sue opere. 

La casa, come del resto tutta la vecchia Pasturo, è addossata alla montagna. Basta uscire dal cortile, girare a destra, passare lo stretto torrente che costeggia la recinzione e già comincia il sentiero. Una freccia di legno indica il Pialeral e il Brioschi. Una tentazione quasi irresistibile. Probabilmente, in primavera, tornerò lassù.



Mario Usuelli.



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