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Pescarenico

Pescarenico

Mario   Usuelli

Martedì 26 settembre 2023

 

Pescarenico

 


Avevo cominciato questa nota scrivendo "Basta poco per fare una bella gita".

Tuttavia mi accorgo subito che non è vero. Così ho ricominciato da capo. 

Infatti per partire tranquillamente di martedì occorre, per lo meno, essere in pensione, stare bene di salute, disporre, senza sacrificare alcunché, della somma necessaria per pagare i trasporti e il ristorante. Ovviamente Il tempo dev'essere bello, la compagnia interessante, il cuoco adeguato alla bisogna. E l'elenco non finisce certo qui.

 

Al barista tuttofare della stazioncina di Villasanta dev'essere sembrata eccezionale la richiesta, di quattro biglietti, tutti insieme, andata e ritorno da Lecco. Per stamparli ha impiegato un'eternità. Nel corso dei lavori ha chiesto a due di noi, unici avventori, intenti a conversare piano, di uscire per non disturbarlo. Un bel tipo.

 

Il treno che arriva alle 9,53 è pulito, silenzioso, per niente affollato.   

Già dall'inizio del viaggio ci divertiamo a cercare le fioriture dei topinambur, dal colore giallo intenso, che spiccano ai bordi della sede ferroviaria, quando non sono occupati da alte siepi di robinie.

Il convoglio si ferma a tutte le stazioni.

La conversazione va a finire, quasi inevitabilmente, sulle questioni sanitarie. Con ruoli diversi abbiamo lavorato tutti nello stesso ospedale, per molti anni. Dell'epidemia, parliamo, e dei vaccini che, prodotti e introdotti in tutta fretta, l'hanno sì contenuta, anche se mai risolta. Tuttavia hanno fatto anche dei danni la cui vera entità non è mai stata comunicata ai cittadini. Rammentiamo persone, episodi, fatti che hanno definito il carattere di quell'epoca in quel luogo. La nostra vita.

Poi, chissà per quale concatenazione del discorso, siamo passati alle regole fondamentali della pronuncia della lingua tedesca. Che sono poche e chiarissime, se spiegate bene. Ci siamo tornati sù più volte nel corso della giornata tanto che credo di avere imparato qualcosa.

 

Arriviamo a Lecco alle 11. Il tratto di città che attraversiamo a piedi è quasi del tutto libero dalle auto. Visitiamo la chiesa di Santa Maria della Vittoria che non può definirsi bella. Tuttavia l'interno, caratterizzato da ampi e alti archi fatti di mattoni, è piuttosto interessante. Si iniziò a costruirla nel 1918. Fu consacrata nel 1932. 

Ci fotografiamo e ci facciamo fotografare, più volte, davanti alla statua di Alessandro Manzoni. Alla maniera dei turisti giapponesi delle storielle. Avremmo fatto lo stesso al ritorno!

In fondo alle vie, nel breve tratto tra i palazzi, si vedono spezzoni di cime di montagne il cui nome cerchiamo di indovinare. Ma è difficile per noi, abituati ad osservare quegli stessi picchi nel loro insieme, da angolature differenti. 

 

Giunti al ponte Azzone Visconti, ci sentiamo come a casa dato che da lì siamo passati tantissime volte. E' un punto dove è difficile distinguere il lago dal fiume. In questo periodo c'è molta acqua e molta luce. Bello.

Il villaggio di Pescarenico, ora, è vicinissimo. 

Partiti con l'intenzione di fermarci, per il pranzo, presso il collaudatissimo 'Barcaiolo', scegliamo di fermarci al 'Soqquadro' che è prossimo a quello.

Ci danno un tavolo tra quelli posti, ben distanziati, sotto gli alberi. La vista si allarga sul lago, la temperatura è gradevole, il servizio eccellente. Noi, l'animo rilassato, siamo proprio di buon umore.

La prima a scegliere decide per i paccheri con melanzane e ricotta salata. Invece noi altri tre, prendiamo la paella, celebre piatto di origine spagnola composto da riso, zafferano, frutti di mare. Poi c'è chi chiede acqua, chi si fa portare birra Franziskaner, che è tedesca. Infine, per tutti, c'è il caffè, che viene dal Brasile. Abbiamo un appetito internazionale.

 

Mi accorgo di avere in borsa i tre anelli che avevo intrecciato col fil di ferro in vista della festa di Oreno dove se ne trovano, il più delle volte fatti con materiali differenti, in ogni dove.

Li propongo come curiosità e come indovinello. Non a Carmen che già sa tutto.

I miei due interlocutori, non ostante non li avessero mai notati, arrivano presto alla soluzione. E' lo stemma dei Borromeo che simboleggia l'unione tra questa famiglia e quelle degli Sforza e dei Visconti. Vale anche per raffigurare il dio trinitario; il reale, il simbolico e l'immaginario; il corpo, la mente e la psiche. Ha un senso anche in certe teorie matematiche dei nodi delle quali non so dire nulla.

La particolarità di questo legame è dato dal fatto che basta togliere uno solo degli anelli perché anche gli altri due si sciolgano. O si sta insieme tutti e tre, oppure ognuno per sé.

Il mio modellino rudimentale basta per una dimostrazione.

 

Facciamo i conti così compensiamo chi ha anticipato i soldi.

Il treno, per l'andata e per il ritorno, è costato 10,40 euro. 

Il pranzo 28,25.

 

Veniamo via dal 'Soqquadro' alle 14.

Il treno che prendiamo a Lecco parte alle 15,15.

A Villasanta-Parco arriviamo alle 16,20.

L'auto c'è ancora, intatta, al parcheggio dove l'avevamo lasciata.

 

Mario Usuelli.

 

 

Oltre a me, hanno partecipato alla gita:

Carmen Corti,

Elio Matteoli,

Francesco Stella


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