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Piuro

Piuro

Mario   Usuelli

Venerdì 18 novembre 2023


Piuro

 


Dalla strada statale 37, che da Chiavena porta al confine con la Svizzera, all'altezza di Piuro, il palazzo Vertemate Franchi, anche sapendo esattamente dove si trova, non lo si vede affatto. Dev'essere stata una scelta consapevole, oltre alla posizione discosta, quella di evitare qualsiasi esibizione esterna di ricchezza. Chissà se qualche masnada di Lanzichenecchi, è mai passata di là sotto senza notarlo. Forse è pensando all'eventualità di simili circostanze che derivò l'aspetto sobrio sia del palazzo signorile vero e proprio che delle sue pertinenze quali la chiesa o le strutture di servizio connesse con le attività agricole. Tutti quegli edifici, e i giardini e gli orti, sono sostenuti e protetti da una gran muraglia perfettamente mimetizzata nel contesto perché fatta di sassi del luogo.

A contrasto di ciò, all'interno, vi è un accumulo stupefacente di affreschi, soffitti intarsiati, camini, mobili antichi, sculture, quadri, tappeti, oggetti rari e quant'altro una famiglia ricca e potente ha messo insieme nel tempo di diverse generazioni. Nè è possibile, non sapendone nulla, immaginare quanto sia stato venduto, asportato o rubato della dotazione originaria.

Siamo alla fine della stagione. Non abbiamo dovuto prenotare la visita come indicato. Del resto siamo solamente in tre. L'ingresso costa 6 euro. E' il prezzo ridotto per gli anziani e gli iscritti al FAI. Ci accompagna una ragazza che mi sembra molto giovane forse perché siamo vecchi noi.  E' discreta ed essenziale: si limita a dire dell'elemento che caratterizza i corridoi e ciascuna delle sale, le quali sono distribuite su tre piani.  Cita qualche aneddoto e indica delle particolarità curiose come le grandi stufe di maiolica provenienti dalla Germania o la botola attraverso la quale, si dice, venissero calate le fanciulle nel letto del Cardinale. Della fila di ritratti che occupano un lungo corridoio si sofferma soltanto presso quello di colui che ebbe fama di essere stato, in vita, un Don Giovanni: ora si aggirerebbe qui come fantasma.

Tuttavia le nostre molte domande trovano comunque una, seppur breve, risposta. Per la compagnia che siamo va bene così.   

Usciamo nel mentre inizia il secondo giro di visita. Stavolta la guida accompagna una sola persona.

Adesso possiamo percorrere liberamente l'esterno. Nella piccola chiesa che è attigua al palazzo mi trattengo pochissimo perché non mi piace. Mi incuriosisce invece il sistema di irrigazione fatto di canaline, conche e fontanelle che conduce l'acqua attraverso il grande orto e poi, più in basso alla vigna. Entrambe, poste a valle degli edifici, sono di dimensioni ragguardevoli. Mettendo insieme la loro possibile produzione, con quella del castagneto a monte, della colombaia, della peschiera e del frutteto c'è da pensare che gli abitanti del palazzo Vertemate Franchi fossero pressoché autonomi per quanto attiene gli alimenti. Vi è anche, a lato della gran casa, un giardino all'italiana, non grande ma ben disegnato e curato. 

Alcuni alberelli, già spogli dalle foglie, stracarichi di cachi hanno suscitato tutta la mia invidia. Sui due alberi che vivono nel mio giardino, a Bellusco, dopo lo sfracello prodotto dalla tempesta di fine luglio, non ne sono rimasti che una mezza dozzina. 

Le cascate dell'Acqua Fraggia, vicinissime al palazzo, potrebbero essere raggiunte facilmente a piedi. Tuttavia risolviamo di andare là in macchina.   

Indico ai miei accompagnatori il campanile del paese di Savogno che si intravede tra gli alberi. Descrivo la bellissima mulattiera che porta lassù dove le auto ancora non arrivano. E poi anche il sentiero, ripido ed esposto ma ben attrezzato di scale metalliche e protetto ai bordi, che affianca la cascata e porta all'origine del salto dell'acqua. Ho percorso entrambi innumerevoli volte. Tra le gite relativamente brevi fatte da me, queste sono tra le più belle.

Mi accorgo che all'imbocco dei due sentieri il Comune ha posto il divieto d'ingresso. Vado avanti lo stesso per alcuni passi. Mi accorgo però subito che davvero non è possibile passare. Un disordinato accumularsi di alberi franati ostruisce ogni passaggio.

Passiamo accanto al punto di partenza della teleferica che porta i carichi destinati a Savogno. 

Intanto guardo con riconoscenza alle fontanelle la cui acqua mi parve tanto più buona e fresca quanto più ero accaldato e stanco alla fine di una lunga camminata estiva.

Visito la chiesa di Piuro, sobria e moderna, che non ricordo di avere mai trovata aperta negli anni passati.

Per pranzo ci fermiamo, a Prosto, presso l'agriturismo condotto dalla famiglia Pighetti. Ottimi i pizzoccheri. Niente male gli affettati, i formaggi e il taroz. In tre spendiamo 80 euro.

Partiti da casa poco dopo le 7, siamo di ritorno, senza avere trovato impedimenti lungo il percorso, alle 17,15.


Mario Usuelli.


Oltre a me hanno partecipato alla gita Mirella Sala e Sergio Saccani.   



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