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Sant'Antonio

Sant'Antonio

Mario   Usuelli

Domenica 10 dicembrte 2023


Sant'Antonio

 


E' merito del Gruppo giovani della Delegazione FAI del vimercatese avere consentito, oggi, l'accesso alla chiesa di sant'Antonio da Padova a Vaprio.
La piccola costruzione si trova al termine dell'area archeologica nella via, dal medesimo nome, che affianca il palazzo dove ha sede il municipio. 
I lavori di restauro sono stati quasi del tutto completati. Le impalcature sono già state tolte e tuttavia quanto ancora occorre è stato raggruppato al centro. Non vi è nulla che possa dirsi pericoloso ma, a noi profani, entrando, viene chiesto di muoverci con la cautela che richiede un cantiere ancora aperto. 
Siamo circa trenta persone e quasi bastiamo a riempire lo spazio disponibile. C'è l'architetto Marco Galli che ha seguito i restauri. 
Come per tutti gli edifici trascurati per lungo tempo, il primo intervento, dopo lo sgombero delle macerie e dell'immondizia, è stato il rifacimento del tetto.
Come molti insediamenti dalla lunga storia, anche qui, vi sono stati momenti di piena capacità nello svolgimento della propria funzione, seguiti da periodi di abbandono se non di saccheggio. Pure la chiesa di Sant'Antonio deve avere risentito, necessariamente, delle vicende della località della quale è parte. 
Pare che nel Trecento, qui, sul terrazzo che guarda all'Adda, esistesse già una chiesa quale struttura di servizio per le ville che le sono di fronte. Non vi sono che notizie frammentarie delle sue vicende. Tra queste risaltano quelle riportate dai resoconti delle visite pastorali disposte da Carlo Borromeo, ai tempi della Controriforma, che dicono di un edificio fatiscente. 
Dominio privato dei signori proprietari della ville, divenne il sepolcreto per quelli di loro che morivano qui a Vaprio. In effetti un aspetto rilevante della chiesa di Sant'Antonio, così come si presenta oggi, sono le lapidi, le iscrizioni, i bassorilievi posti per celebrare e ricordare i defunti delle famiglie che si sono succedute nella disponibilità del bene. Nessuno di questi lavori è firmato tranne la lastra scolpita da Antonio Solà, allievo del Canova.
Di pochi, e poco, si sa dei personaggi cui si riferiscono le scritte e le immagini poste sui marmi pregiati fissati sui muri. 
Da queste iscrizioni potrebbe iniziare una ricerca di carattere storico intesa a scoprire chi siano stati costoro e di quali famiglie abbiano fatto parte. Certamente non sarebbe un lavoro facile. Una delle maggiori difficoltà consisterebbe nell' avere accesso agli archivi familiari privati. Inoltre si sa che i documenti riguardanti alcune delle famiglie ormai estinte sono stati conferiti alla biblioteca Ambrosiana di Milano. Tuttavia, quelle carte, essendo soltanto depositate e in attesa di catalogazione, non sono disponibili, per la consultazione, nemmeno per gli studiosi più qualificati. 
Tutte le tombe della chiesa sono vuote tranne quelle nella cripta dove sono state trovate otto salme. Vasta quasi quanto l'ambiente superiore, la stessa cripta, è priva delle consuete colonne ma formata da una cupola emisferica. Non essendo uno spazio ancora agibile, il nostro gruppo non viene accompagnato là sotto.
In questa chiesa non ci sono affreschi o altri dipinti riguardanti storie, santi o personaggi. Tuttavia ha subito diversi rifacimenti, parziali o totali, nell'apparato decorativo. Alcuni interventi furono distruttivi, altri si limitarono a ricoprire il lavoro precedente con il nuovo. Molte tracce di ciò si sono conservate. 
Nella seconda metà del Novecento, la chiesa di Sant'Antonio divenne proprietà della parrocchia di Vaprio. L'intero edificio venne ridipinto con un risultato particolarmente discutibile. 
Del resto ogni forma dell'operare è figlio della propria epoca, sia per quanto attiene le tecniche disponibili, sia per gli scopi, gli stili e i gusti che guidano l'applicazione di quelle. 
Se ho inteso bene, l'intento degli interventi odierni non è stato quello di inseguire un modello idealizzato e mai esistito. Si è invece lavorato, nel corso del restauro, per valorizzare quanto esistente con particolare attenzione alla fase settecentesca, a quella neoclassica e ai marmi. Asportando alcune incrostazioni sono apparsi elaborati disegni di stemmi gentilizi o nobiliari. Sono tornati visibili i colori tenui del pastello tipici del Settecento. Alcune fotografie mostrano com'era la chiesa quando è iniziato l'intervento; noi, ora, vediamo com'è. Ci sembra che sia stato fatto un bel lavoro.
La statua del santo cui è dedicata questa chiesa è stata, per tempo, trasferita nella parrocchiale del paese, San Nicolò, e collocata, in posizione privilegiata, sulla sinistra del presbiterio.
Ci rechiamo là per osservarla da vicino. Si tratta di un'opera, a mio parere, non bella ma di grande suggestione. Scolpita nel legno, la figura dalle dimensioni umane reali, è caratterizzata da una cura dei particolari, straordinaria. Per dire di alcuni dettagli: la lamina di metallo aureo, che, rivestendo il sostrato ligneo, ne forma gli indumenti, è stata rigata minutamente in modo da simulare la trama di un tessuto; poi, considerato che, nella sua collocazione definitiva, l'opera sarebbe stata guardata dal basso verso l'alto, lo scultore ha fittamente decorato, nella parte inferiore, il libro che il santo regge con una mano. Questo Sant'Antonio già è pronto per ritornare nella sede che gli è propria, la nicchia sopra l'altare a lui dedicato. 
 
La visita di oggi, alla quale hanno partecipato esattamente 31 persone, come hanno registrato le ragazze del FAI che hanno curato l'organizzazione dell'evento, iniziata alle 10,30 presso Sant'Antonio, è terminata alle 12 sul sagrato di San Nicolò. 
Mario Usuelli. 




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