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Sòrico

SòRICO

Mario   Usuelli

Mercoledì 19 Maggio 2021


Sòrico


Non è stato un battesimo, tanto meno del fuoco, ma un buon collaudo su un percorso che più placido può essere solo un giro qui, intorno a casa, in pianura. Sì, il mio zainetto nuovo va proprio bene, è stato un buon acquisto, vedremo se durerà nel tempo. Il suo predecessore mi è stato utile forse per vent'anni e per un numero di gite che non azzardo nemmeno ad indicare.

Abbiamo percorso i poco più di nove chilometri della nostra gita in circa quattro ore mentre il sito Gite in Lombardia ne indica come sufficienti tre. Il dislivello superato è stato dell'ordine dei 150 o 170 metri a seconda dei sistemi di rilevazione utilizzati.

Camminando al principio per un viottolo ben selciato, a tratti gradinato, poi, nel tratto finale, su una strada asfaltata, siamo andati da Sòrico alla frazione di questo, Dascio. All'andata ci siamo tenuti a mezza costa, al ritorno, invece, abbiamo costeggiato, per un buon tratto, il fiume Mera.

Il territorio di Sòrico, 1.100 abitanti, 201 metri di altitudine, si estende sulle sponde del fiume Mera, appunto e del lago di Mezzola. E' posto al limite nord del lago di Como, all'imbocco della val Chiavenna ed è parte della Riserva naturale del lago di Mezzola e del Pian di Spagna. Il monte Berlinghera, 1.930 metri, ne è il punto culminante.

La cronaca della nostra passeggiata è presto fatta. Siamo una brigata di sei.

Alle 10:00 partenza dalla piazza principale di Sòrico: Andiamo verso San Miro. Le indicazioni sono numerose e precise.

Alle 10:25 arriviamo alla chiesetta di san Miro che troviamo chiusa. Degli operai del comune, intenti a falciare l'erba, ci dicono che viene aperta solo il giovedì. Anche se non sarà il punto più in alto toccato nel nostro cammino, da qui si osserva il migliore panorama sul lago. Interessante il cimitero adiacente alla chiesa, che è su un terreno inclinato, fitto fitto di tombe d'epoca diversa. Poi la via che seguiamo si inoltra in un fitto di alberi sicché il lago non si vede quasi più. Alle ore 10:50 siamo alla località Corzone a 360 metri di quota e alle 11:10 a Masìna che è posta a 370 metri.

Rinunciamo ad imboccare la deviazione per il Ponte del Passo: proseguiamo per Dascio su una strada asfaltata. Non incontriamo quasi nessuna persona né automobili in movimento. La giornata è particolarmente favorevole. Al di là del lago di Mezzola notiamo dei paesini che dovrebbero essere Verceia, Novate e la valle Codera alle sue spalle. Ancora più in fondo, ancora più in alto, le cime rocciose sono cariche di neve.

Arriviamo a Dascio, frazione di Sòrico alle 12:30. Per una frittura di pesce talmente abbondante che sarebbe bastata per due, almeno quella che hanno dato a me, presso l'albergo Berlinghera, spendiamo € 23,00 ciascuno. Ripartiamo alle 13:45 per tornare indietro. Il primo tratto sarà lo stesso già percorso, poi ci si abbasserà fino alle sponde del Mera. Alle 14:30 siamo là dove c'è una piccola casa museo che avevamo già notata. Entriamo. Vi è un verso di De Andrè scritto sulle antine della finestrella sul davanti. E' quello che dice "Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori". Dentro, in una sola stanza, vi sono alcuni utensili dei contadini e degli indumenti tradizionali appesi con le grucce. La casa attigua è abitata. Già alle 14:30 giungiamo alla deviazione verso Ponte del Passo - Sòrico. Da qui, come indicato, vi è un sentiero che segue il Mera. Poi, più giù, il sentiero si trasforma in una via ciclo pedonale, molto ben curata, che costeggiando il fiume conduce verso il comune capoluogo. Vi sono dei campeggi già parzialmente abitati.

Il luogo è magnfico: acque, cime bianche, canneti, cigni.  

Più volte notiamo le indicazioni per san Fedelino, che si trova, a seconda della posizione dei cartelli, tra le due o tre ore da qui. Si tratta di un minuscolo santuario medievale, un eremo all'origine, che certo torneremo a visitare. Ma partendo non da qui ma da Samolaco seguendo una traccia pianeggiante, che fiancheggiando il Mera, richiede solo un'ora per essere percorsa. A Sòrico ci siamo presi tutto il tempo che occorre: chi per una birra, chi per un gelato. Altri soltanto per sostare. Infatti, giunti là alle 15:35 ne siamo venuti via alle 16:05. La piazza di quel paese è un luogo piacevole, è piuttosto ampia, con la chiesa antica, il municipio moderno, le scuole, le panchine, l'albergo. Peccato che i platani che vegetano là siano stati orrendamente mutilati e per l'intitolazione a un personaggio che volle l'intervento nella Grande guerra. A parziale compensazione il monumento ai caduti dà maggiore rilievo ai morti della Seconda guerra mondiale, e ai fatti ad essa collegati che in questo luogo avvennero, piuttosto che ai caduti della Prima.

Partito da casa alle 07:30 vi sono rientrato alle 18:00.

 
Mario Usuelli.

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